Sviluppi onirici di banali ed insignificanti episodi accaduti in quel del supermercato il giorno appena passato, mi fanno trascorrere la giornata cercando di ricordare non tanto l’improbabile eventuale significato (se mai potesse esistere) quanto lo stesso sogno sognato. Invece come al solito, passata quella fatidica manciata di minuti trascorsi a ripetere “questo non lo voglio scordare”, non resta altro che un vago sapore della storia, resa più amara dalla dura consapevolezza di come in realtà stiano le cose, al di là delle possibili deliranti divagazioni notturne che il cervello si diverte a costruire per cercare di dare un senso ad eventi evidentemente troppo duri da accettare, tollerare, spiegare.
Per non rischiare, su consiglio del mio nuovo idolo, annatevene comunque affanculo.