Film del 2010 che indaga sul movimento della cosiddetta street-art. Il lavoro si apre raccontando della vita di Thierry Guetta, un francese di Los Angeles che inizia ad interessarsi al fenomeno dopo aver saputo dell’attività artistica del cugino noto in Francia come Invader. Decide così di cominciare a seguire i diversi artisti con cui riesce ad entrare in contatto, filmandone l’attività in ogni contesto e situazione, finanche alla più rischiosa. Tutto questo fino al clamoroso incontro con l’inafferabile inglese Banksy, con il quale stringerà un rapporto molto particolare fino al punto di essere indirizzato verso nuove imprevedibili mete.
Benchè il film pretenda di essere un documentario (e quindi imparziale), alcuni elementi sia tecnici che contenutistici portano anche solo intuitivamente a far pensare il contrario: primo fra tutti, possibile che il misterioso Banksy si sia fatto riprendere più volte da un semisconosciuto in cambio del semplice camuffamento di volto e voce?
In ogni caso – forse proprio in virtù di questa sua ambiguità di base – il film risulta sempre intriso di un fortissimo mix di vero/falso, nuovo/vecchio, arte/copia, fino a far diventare questo contrasto il tema stesso attorno a cui ruota l’intera pellicola: una riflessione sull’essenza della street-art stessa che, se attuata come tecnica dell’inganno semi-consapevole, riesce tanto più ad auto-attribuirsi lo status di arte quanto più risulta evidente (e quindi riuscita) la manomissione.
Per certi versi, un pò lo stesso meccanismo applicato da Andy Kaufman nel campo della comicità.
ps: come se non fosse già tutto abbastanza ambiguo, il film è diretto da Banksy stesso.