Cavalcando l’onda prodotta dal fenomeno “TAZ” coniato da Peter Wilson – ossia quelle “zone autonome temporanee che eludono le normali strutture di controllo sociale”, a partire dai primi anni ’90 comincia a diffondersi una certa cultura di “liberazione degli spazi”. Migliaia di elementi delusi dai valori affermati nella cosiddetta società civile si separano da quest’ultima riaggregandosi in tribù itineranti, alla perenne ricerca di modelli alternativi. Il collante di questi nuovi rivoluzionari on the road sarà un sapiente mix di stupefacenti, bpm e decibel, sapientemente miscelati a fornire l’audacia necessaria a voler ballare in trance sull’orlo dell’abisso.
Qualcuno fra i più lungimiranti ha registrato pazientemente questi eventi, restituendoci dopo anni un prezioso documento in grado di descrivere dall’interno come nessun altro un movimento che, nonostante la distanza da quella società civile con cui prima o sarebbe finito a dover fare i conti, riusciva lentamente ad espandere il suo credo sui più o meno giovani di mezza europa fino all’inevitabile collasso, innescato non tanto dall’opera di contenimento della “società civile”, quanto dalla sua incapacità ad autosostenersi una volta evolutosi in movimento globale.
Una interessante testimonianza raccontata dai diretti interessati, in bocca ai quali termini come libertà, fratellanza e rivoluzione sembrano acquisire un autorevolezza del tutto inusuale di questi tempi.
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…E per chi avrà gradito, di seguito la “colonna sonora” :)
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